Scrittura autobiografica: perché scrivere di sé è terapeutico

Scrittura autobiografica terapeutica

SOMMARIO

Hai mai pensato di prenderti un momento di pace a tu per tu con una pagina bianca, senza dover pensare a quale storia raccontare perché quella storia esiste già e tu ne sei protagonista?

Se ti è capitato, probabilmente qualcosa ti ha spinto ad andare a frugare nella memoria, tra i ricordi, e poi a prendere carta e penna o la tastiera del computer per trasformare vecchie immagini e sentimenti passati in parole scritte, andando a comporre un racconto autobiografico.

In questo articolo andiamo a parlare proprio di questo stimolo, di questa necessità impellente di raccontarsi e dare sfogo alla nostra creatività.

E vediamo anche quale effetto può avere sul nostro benessere scrivere di sé e come questa pratica possa aiutarci a conoscersi meglio e a crearci uno spazio tutto per noi.

Cos’è la scrittura autobiografica?

La scrittura autobiografica è il racconto di sé, della propria storia o di parte di essa.

Attenzione a non confonderla con la biografia, perché ci sono delle differenze. Una biografia, infatti, è il resoconto dettagliato della vita di una persona, scritto però da qualcun altro. L’autobiografia invece è il racconto della propria vita scritto dal protagonista stesso.

Perché si possa parlare di autobiografia non importa che si racconti tutta la vita, il susseguirsi completo degli avvenimenti che hanno composto la nostra esistenza fino al giorno in cui iniziamo a scriverne, ma ci si può limitare a raccontare anche un solo episodio significativo, un momento particolare della vita, un ricordo che ci portiamo dietro da tanto tempo e che chiede spazio, chiede di essere narrato.

L’autobiografia, per sua natura, deve essere scritta dalla persona stessa, ma se non si ha tempo o non si possiedono gli strumenti narrativi per farlo, esistono molti modi affinché un’altra persona la racconti insieme a noi senza perdere autenticità e nemmeno i benefici di questa pratica. 

Occupandomi di editing di libri e di ghostwriting mi è capitato di aiutare scrittrici e scrittori con la loro autobiografia e per questo so bene che è importante:

  1. trovare una persona che non solo sappia scrivere ma che sia anche empatica,
  2. essere disposti a fare un viaggio introspettivo dal quale emergano ricordi ed emozioni.

Senza una profonda immersione in noi stessi e nel nostro vissuto, infatti, potremo forse scrivere una bella autobiografia, ma ne trarremo dei minori benefici.

Benefici della scrittura autobiografica terapeutica

Premettiamo che non stiamo parlando di terapia in senso medico, psicologico o psicanalitico e che, quando vi è la necessità, è sempre bene ricorrere a un aiuto qualificato.

Ciò di cui parliamo è invece una attività che può aiutare a fare chiarezza dentro di noi, a rielaborare eventi passati con nuovi punti di vista, a ricordare fatti, a ripercorrere tappe della nostra vita con l’aiuto anche di supporti materiali come fotografie, appunti, diari.

I benefici che si possono trarre dalla scrittura della propria autobiografia sono molto personali, proprio come quello che viene raccontato. Ognuno, infatti, risponde a un’esigenza diversa andando a scegliere questo tipo di narrazione, ottenendo di conseguenza degli effetti specifici.

Rielaborazione del passato

Scrivere un’autobiografia non è soltanto fare un elenco di cose che sono successe nel passato, né un insieme di pensieri nostalgici per un tempo che non c’è più come l’infanzia o la giovinezza.

Si tratta invece di andare a rileggere il passato con gli strumenti che abbiamo acquisito grazie a nuove consapevolezze raggiunte nel corso del tempo. Non è sempre un viaggio piacevole o privo di complessità, anzi. Talvolta si tratta di venire a patti con avvenimenti che ci hanno fatto soffrire, ripensare a persone o eventi che ci hanno segnati negativamente. Ma è anche un modo per prendere atto che gli anni non sono trascorsi invano ma hanno operato in noi dei cambiamenti alla luce dei quali possiamo dare una lettura diversa anche del passato.

Grazie alla scrittura autobiografica possiamo ritrovare interesse per il nostro vissuto e, in un senso più ampio, per la nostra vita attuale, che da tale vissuto trae origine.

La nostra esistenza assume allora un aspetto diverso, inizia a essere più affascinante perché le concediamo di non essere banale come potremmo aver sempre pensato. E può suscitare interesse anche negli altri, esattamente come noi l’abbiamo provato per le storie che abbiamo incrociato come lettori o lettrici.

Rileggere il passato alla luce di nuove consapevolezze e con i nuovi strumenti acquisiti nel corso della vita può consentirci di vedere quanta strada abbiamo percorso, fare pace con quello che non abbiamo potuto lasciare indietro in precedenza e dare finalmente un nome a quel che ci è accaduto e che continua a ripresentarsi nei nostri ricordi ma non abbiamo mai saputo interpretare.

Far sentire la nostra voce

Grazie alla scrittura autobiografica possiamo dire la nostra su un avvenimento raccontato da altri che ci ha visti protagonisti senza voce, ma anche testimoniare accadimenti di un’epoca passata o recente e lasciare una traccia a chi verrà dopo di noi.

Possiamo anche parlare alle altre persone di un tema che ci sta particolarmente a cuore e di cui abbiamo fatto esperienza nella nostra vita, incoraggiando chi ha un vissuto simile al nostro a reagire a certe avversità.

La nostra vita smette così di essere anonima o, anzi, noi smettiamo di pensare che lo sia.

E possiamo cominciare a vivere come protagonisti anziché come semplici comparse della nostra esistenza.

scrittura autobiografica terapeutica

Come iniziare

Prima leggere e poi scrivere

Fino a qualche anno fa non amavo molto leggere le autobiografie, preferivo altri generi. Pensavo che fossero delle opere in cui persone più o meno famose esibivano i propri successi (o insuccessi) e ritenevo che si trattasse di un prodotto che non mi avrebbe offerto grandi spunti di riflessione. Preferivo quindi il classico romanzo.

Devo dire che mi sbagliavo.

Le autobiografie contengono tanta vita al loro interno, sono interessanti e sempre attuali perché spesso hanno elementi universali che permettono a chi le legge di riconoscervisi.

Se un’autobiografia è ben scritta non è solo un elenco di eventi, ma contiene al suo interno anche gli effetti della rielaborazione che di tali avvenimenti è stata fatta e del processo di analisi stesso.

Una scrittrice o uno scrittore ci fa dono della sua storia e di come l’ha reinterpretata scrivendo, di come l’ha rivissuta a distanza di anni. E questo può far luce su alcuni elementi anche della nostra vita, darci spunti di riflessione o generare il desiderio di metterci a scrivere la nostra storia.

Come accade per tutti i generi di scrittura in cui ci si vuole cimentare, un ingrediente fondamentale per scrivere bene è prima di tutto essere dei buoni lettori. Leggere le autobiografie di altre persone ci permette di avere a disposizione tanti esempi a cui ispirarci.

Tecnica o istinto?

Quando le persone si avvicinano alla scrittura possono avere vari approcci.

Ci sono coloro che pensano che si debbano conoscere le basi della narratologia e solo dopo è opportuno iniziare a scrivere. Ci sono altri che invece pensano che la scrittura sia frutto di pura ispirazione e non serva conoscerne gli aspetti tecnici, pianificare l’opera, ma basta seguire l’istinto e lasciarsi andare al flusso di parole. Ci sono poi tutte le varie opinioni intermedie tra queste due più estreme, e spesso sono quelle più ragionevoli e che creano il giusto mix tra passione, fatica, ispirazione e tecnica.

Questo vale anche per la scrittura autobiografica? 

La scrittura autobiografica è forse, tra tutti i generi letterari, quello in cui chiunque si può cimentare senza avere particolari competenze stilistiche, per cui per iniziare è sufficiente… iniziare!

Teniamo però presente che stiamo scrivendo un libro autobiografico e alcune scelte vanno fatte. Ad esempio si deve stabilire se:

  • scrivere a mano oppure al computer, a seconda di come ci sembra più facile far fluire i pensieri e trasferirli su un supporto fisico, ossia la carta o un file del pc;
  • scrivere in prima o in terza persona singolare, anche se di solito è preferibile usare la prima persona;
  • scrivere il classico romanzo oppure un diario o un romanzo epistolare.

Dove e quando

Scrivere di noi ci permette di trovare del tempo esclusivo in cui ci dedichiamo a un’attività che è soltanto nostra e che può diventare un modo per prendersi cura di sé.

Individuiamo quindi un luogo che sia idoneo alla scrittura, dove è possibile concentrarsi e non si rischia di essere disturbati o distratti e cerchiamo di dedicarci del tempo, con costanza. Possiamo ad esempio stabilire dei giorni e dei momenti specifici, ma senza sentirci in colpa se non sempre riusciamo a scrivere perché, soprattutto nella fase iniziale, la scrittura deve essere un piacere e non dobbiamo sentirla come un obbligo.

Far affiorare i ricordi

Cerchiamo oggetti come fotografiesouvenircartolineletterepoesiediari che possano essere di supporto alla memoria e lasciamoci andare alla suggestione che ci ha portati a desiderare di scrivere delle pagine autobiografiche, partendo da un ricordo specifico, un punto nella nostra storia che poi amplieremo grazie alla rielaborazione della memoria.

E non importa se il ricordo a cui attingiamo non è “puro” perché il tempo lo ha plasmato e, quindi, nella narrazione autobiografica c’è una componente involontaria di finzione: spostando avanti nel tempo il punto di vista (cioè posizionandolo al momento in cui scriviamo) con cui osserviamo una scena, è inevitabile avere una diversa percezione della stessa rispetto a quando l’abbiamo vissuta la prima volta. E questo fatto non è detto che sia una perdita di veridicità di quanto accaduto. 

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Alcuni consigli pratici

In genere, lo scopo per cui si scrive è che la nostra opera, breve o lunga che sia, venga letta.

Anche se la scrittura autobiografica può avere dei benefici di tipo terapeutico, tuttavia quello che alla fine otterremo sarà un romanzo o comunque un’opera di narrativa a disposizione anche di altre persone.

Ma quando raccontiamo la nostra storia inevitabilmente raccontiamo piccole o grandi porzioni anche di storie altrui e dobbiamo quindi stare molto attenti nel gestire le informazioni che riguardano altri individui oltre a noi.

Cambiare i nomi dei personaggi è una buona strategia ma non è detto che sia sufficiente perché possono esserci molti altri elementi che rendono riconoscibile una persona e non sappiamo se costui o costei vuole essere riconosciuto.

Se possibile chiediamo un’autorizzazione alla divulgazione di certi fatti personali ai diretti interessati, in modo che eventuali controversie emergano subito, oppure consultiamo un avvocato esperto in materia.

Facciamo leggere la nostra autobiografia anche a qualcun altro prima di inviarla a una casa editrice o di autopubblicarla. In questo caso, a differenza di altri, il parere di chi ci conosce può avere un certo peso perché è un modo per verificare se i nostri ricordi sono corretti, ma è comunque bene chiedere sempre anche un editing professionale.

Risorse e strumenti utili

Anche se la scrittura autobiografica è alla portata di tutti, per avere un risultato professionale è sempre consigliabile prepararsi in modo adeguato, non solo scandagliando le nostre risorse personali e i supporti che possiamo trovare, ma anche:

  • leggendo altre autobiografie, ad esempio i libri di Annie Ernaux, Premio Nobel per la letteratura 2022, che ha uno stile unico e da cui si può apprendere molto anche su come utilizzare i ricordi e come venire a patti con il proprio passato; oppure altre autobiografie famose, come Open, di Andre Agassi, L’educazione, di Tara Westover, andando a sperimentare l’effetto che hanno su di noi voci diverse che raccontano esistenze particolari; ma si può leggere anche un libro apparentemente più pop come The woman in me, di Britney Spears che, anche se non raggiunge particolari vette narrative come gli altri, tuttavia offre uno spaccato di vita molto interessante e fa comprendere come l’autobiografia possa essere uno strumento per raccontare la propria versione della storia;
  • facendo dei corsi di scrittura autobiografica: ce ne sono di vario tipo e ad esempio questa è la mia proposta: un laboratorio di scrittura e di movimento consapevole
  • facendo dei percorsi che aiutino a crescere dal punto di vista della consapevolezza personale;
  • rivolgendosi a una o un professionista che sia di supporto in fase di stesura o di editing.

Abbiamo visto che la scrittura autobiografica può essere terapeutica e rappresenta un modo per prendersi cura di sé, andando a ripercorrere il passato e rileggendolo con occhi nuovi o rivivendolo grazie al ricordo e alla sua rielaborazione.

Sappiamo che è utile leggere autobiografie scritte da altre persone per capire quali possibilità si aprono davanti a noi, per prendere spunto dagli esempi altrui e capire che cosa vogliamo trasmettere con la nostra scrittura.

A questo punto cosa manca?

Niente, soltanto che tu prenda carta e penna o la tastiera del tuo computer e inizi a scrivere!
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