Nelle commedie romantiche americane quando due personaggi si sposano non manca mai il tradizionale discorso pronunciato dal testimone o dalla damigella. A un certo punto del ricevimento il prescelto, tutto azzimato nel suo smoking a noleggio, o la prescelta, fasciata in un abito di raso color pesca che la sua armocromista non approverebbe, si alza in piedi, fa tintinnare il coltello sul bicchiere pieno di spumante per richiamare l’attenzione degli invitati e inizia a parlare.
Di solito la scena che segue si svolge in uno di questi due modi: il discorso si rivela un tripudio di sdolcinatezze piuttosto banali oppure genera una situazione imbarazzante al limite del ridicolo.
Ma quella è finzione, si sa, nella vita vera è diverso. Eppure, anche senza raggiungere certe vette cinematografiche, persino da queste parti può capitare di ascoltare un discorso di matrimonio noioso, un po’ insipido o fuori luogo e di pensare che chi lo sta pronunciando avrebbe potuto fare di meglio.
E se invece fossimo noi la persona a cui viene chiesto di scrivere e poi proclamare un bel discorso durante la celebrazione o al momento del brindisi? Come potremmo realizzarlo in modo che sia originale e divertente, che abbia la giusta durata e riscuota un gran successo?
Continua a leggere per scoprirlo.
Da dove partire per scrivere un discorso di matrimonio
Da dove partire? Non dall’inizio.
Qualunque sia la veste nella quale si è chiamati a pronunciare il discorso di matrimonio (testimoni, amici, sorelle, fratelli, altri parenti, sposi stessi) è meglio evitare di partire dalla preistoria e poi proseguire in ordine cronologico fino ad arrivare al giorno del sì.
Oltre al fatto che impiegheremmo un tempo troppo lungo per raccontare tutto quello che è successo in anni di vita, è bene tenere presente che i fatti salienti della storia degli sposi – come si sono incontrati, oppure in che rapporto siete voi con loro – di solito sono noti non solo ai protagonisti del matrimonio, ma anche a una buona fetta degli invitati. Per non annoiare si deve selezionare accuratamente cosa dire e cosa non dire e rimescolare un po’ le carte.
Ma prima di analizzare i punti salienti del discorso (incipit, corpo centrale, conclusione) di cui parleremo nel prossimo paragrafo, concentriamoci sulla sua progettazione.
Domande preliminari
Una regola pratica da tenere a mente prima di iniziare a scrivere un discorso è: avere ben chiaro che cosa vogliamo dire e poi, semplicemente, dirlo. Pensiamo quindi a qual è il messaggio che vogliamo comunicare con le nostre parole o il sentimento che vogliamo esprimere e cerchiamo di costruire un percorso che ci conduca proprio lì.
Domandiamoci quindi:
- a chi mi rivolgo?
- cosa voglio comunicare?
- quali sentimenti vorrei che emergessero?
- ci sono aneddoti che mi piacerebbe raccontare a tutti e sono in sintonia con il contesto?
- alla conclusione del discorso vorrei che le persone avessero i lucciconi per la commozione o un sorriso divertito?
Durata
Un discorso di matrimonio dovrebbe avere una lunghezza che non superi i 10 minuti (ma se restiamo entro i 5-6 è meglio), il che significa che sono circa 2 o 3 pagine in formato A4. Non poco, è un bello spazio da gestire.
Tono di voce
Scegliamo il giusto tono di voce, ossia il modo di esprimerci: le parole, la lunghezza delle frasi, la sintassi, il ritmo. È importante che il tono sia coerente con il nostro modo di essere e con il messaggio che trasmettiamo. Quella con cui parliamo, infatti, è la nostra voce, in tutti i sensi.
Possiamo usare un tono allegro, scherzoso, emozionante, coinvolgente, che invita alla riflessione, ma anche drammatico o aulico (questi ultimi due forse non si adattano molto a un matrimonio, di solito, ma chissà), dipende da chi siamo, qual è il nostro ruolo e il contesto.
Scrivere e riscrivere
Siamo arrivati al momento di iniziare a scrivere il discorso.
Se ci è utile, possiamo fare una scaletta delle cose da dire, oppure partire subito a scrivere e poi fare le modifiche in un secondo momento.
Ricordiamo che serve tempo per creare un buon discorso, quindi facciamolo con un certo anticipo, buttiamo giù la scaletta, se vogliamo, e poi la prima versione. Lasciamola “decantare” qualche giorno e poi rileggiamola. A distanza di poco tempo già siamo in grado di capire cosa ci piace e cosa è meglio cambiare di quello che abbiamo scritto. Possiamo quindi fare una seconda versione e poi anche una terza, che richiederanno sempre meno modifiche e aggiustamenti.
A un certo punto però ricordiamoci di fermarci, la perfezione non esiste e non ci è nemmeno richiesta.
Se pensi che tenere a mente tutte queste cose sia già abbastanza difficile ed è meglio affidarsi a una professionista, clicca sul bottone qui sotto. Se invece vuoi provare a scrivere il tuo discorso, continua a leggere per capire come strutturarlo e conoscere cosa è meglio dire e cosa evitare.
Struttura del discorso di matrimonio
Iniziamo quindi a scrivere il discorso e dividiamolo in tre parti, legate tra loro.
Incipit
Le prime parole che compongono il discorso del matrimonio devono essere originali e accattivanti, proprio come accade per l’incipit di un libro che, fin dalle prime pagine, deve farci capire che vale la pena continuare a leggere.
Se diciamo che gli sposi si amano, che sono belli, che quello è il giorno più importante della loro vita, che stanno coronando il loro sogno d’amore, e così via, sono sicuramente tutte affermazioni vere, ma rischiamo di perdere l’attenzione del nostro uditorio prima ancora di aver terminato una frase.
Un buon incipit sottintende una promessa: dovrai ascoltarmi per i prossimi minuti anche se tu probabilmente vorresti fare un’altra cosa, ma vedrai che non te ne pentirai.
Partiamo dicendo qualcosa che coloro che abbiamo davanti non si aspettano: facciamo un collegamento originale, esprimiamo un pensiero che sia esclusivamente nostro, raccontiamo un aneddoto che quasi nessuno conosce, riportiamo una citazione presa da un film, da una canzone, da un libro, purché sia pertinente.
È qui, all’inizio del discorso, che possiamo mostrare la nostra personalità, lasciando intuire il motivo per cui siamo stati scelti proprio noi per parlare. Si tratta di far capire che siamo lì davanti a tutti perché abbiamo qualcosa da dire e lo mostriamo con un inizio insolito, scoppiettante o coinvolgente. Subito dopo noi ci facciamo da parte e, frase dopo frase, convogliamo l’attenzione che abbiamo catturato verso gli sposi e il vero contenuto del discorso.
Corpo centrale
Questo è il punto in cui dobbiamo esprimere il messaggio. Prendiamoci il tempo e le parole che ci servono, non c’è fretta, anche se 3 o 5 minuti ci sembrano pochissimi in realtà sono sufficienti per fare un ragionamento che ci porti da un punto a un altro. Arricchiamo poi con qualche dettaglio, con battute spiritose (se è il caso di farle e se siamo ragionevolmente sicuri che siano davvero divertenti), inserendo anche qualcosa di nostro, personale, ma senza metterci in mostra.
Anche se è necessario cercare di mantenere alta l’attenzione durante tutto il discorso, questo non significa che deve essere un susseguirsi di colpi di scena o frasi potenti con chissà quale rivelazione finale.
È più un gioco di equilibri tra aneddoti, sentimenti e pensieri, senza eccedere.
Ma soprattutto quello che diciamo e come lo diciamo deve rispecchiarci. Se siamo persone timide un discorso di matrimonio un po’ sopra le righe ci metterebbe in imbarazzo e anche chi lo ascolta forse si sentirebbe a disagio nel percepire la forzatura. In modo analogo, se siamo dei buoni oratori non possiamo limitarci a frasi solo cuore-amore, ma da noi ci si aspetta qualcosa di più coinvolgente. Teniamo conto che quasi nessuno gradisce un sermone o una lezione, il nostro compito è festeggiare gli sposi con parole personalizzate, non stupire i presenti con le nostre abilità e conoscenze.
Un discorso ben fatto è un po’ un crescendo a livello di emozioni suscitate e il picco dovrebbe essere subito prima della conclusione, la quale darà a chi ci ascolta il tempo di scendere da questo picco e tornare a livello del mare.
Conclusione
È un buon momento per dire qualcosa che sdrammatizzi l’emozione appena provata, che la faccia sfogare in una bella risata o in un sorriso.
È anche il momento di augurare ogni bene e felicità agli sposi e, se non lo abbiamo già fatto, di ringraziarli per averci dato il prezioso compito di pronunciare il discorso.
In ogni caso cerchiamo di non ripeterci e di non fare nemmeno un riassunto di quanto appena detto, troviamo delle belle parole per chiudere e poi, semplicemente, concludiamo.
Cosa dire e cosa non dire
Evitiamo discorsi imbarazzanti, aneddoti che agli sposi (o altre persone) non farebbe piacere che venissero raccontati, storielle o citazioni troppo lunghe che toglierebbero il tempo ad altre considerazioni, battute che non fanno ridere, barzellette, parole auliche o scurrili e tutto ciò che è inopportuno.
Anche la politica è un argomento rischioso, così come parlare del passato se ci sono stati altri matrimoni o eventi che è preferibile non menzionare.
Usiamo parole nostre e non frasi fatte, meglio la nostra semplicità e originalità che qualcosa di fin troppo noto.
Coinvolgiamo entrambi gli sposi ed evitiamo di parlare solo di uno dei due, anche se è quello o quella che conosciamo meglio e per cui siamo lì. Se è il caso salutiamo anche i genitori o menzioniamo i figli, se ci sono, o chiunque altro abbia senso che venga nominato, l’importante è che ci sia sempre equilibrio.
Ricordiamoci che ci stiamo rivolgendo agli sposi, per cui al centro di tutto devono comunque esserci loro due.
Come pronunciare il discorso
Dopo averlo scritto, il nostro bel discorso di matrimonio deve essere anche pronunciato. Ecco alcuni consigli.
- Parliamo lentamente. Evitiamo di correre, di voler arrivare alla fine come se fosse una prova di velocità. Le persone presenti devono capire quello che stiamo dicendo, devono poter seguire il nostro ragionamento e godersi gli aneddoti che raccontiamo.
- Non leggiamo, ma “interpretiamo”. Teniamo il foglio davanti ma cerchiamo anche di guardare ogni tanto gli sposi o gli invitati, come se fosse un dialogo, per coinvolgerli. Facciamo anche delle piccole pause, soprattutto se ci sono dei sottintesi, qualche cosa da sottolineare, o se ci aspettiamo una risata, che se abbiamo scritto bene il nostro discorso non tarderà ad arrivare.
- Aiutiamoci con la musica. Se pensiamo che possa servirci a spezzare un po’ la tensione, e se è possibile, chiediamo di avere un sottofondo musicale. In questo caso occhio alla durata, perché è bene fare in modo che coincidano.
- Facciamo numerose prove, prima da soli, davanti allo specchio, e poi se vogliamo anche con qualcun altro, in modo da acquisire sicurezza. Se non siamo abituati a parlare in pubblico, l’emozione potrebbe chiuderci la gola da cui uscirebbe solo un filo di voce. Se ci siamo esercitati abbastanza, però, si tratta solo di partire e poi tutto verrà da sé. Un bel respiro, un sorriso, uno sguardo d’intesa con gli sposi e via.
Discorsi di matrimonio a seconda del rito e del ruolo
Un amico o una sorella non dovrebbero pronunciare lo stesso discorso, perché la loro storia e la loro conoscenza degli sposi è diversa. Quello che diciamo deve rispecchiare chi siamo.
Quando scriviamo, quindi, non dimentichiamoci il nostro ruolo, soprattutto se è importante come quello del testimone o se il rito è civile e noi siamo addirittura gli officianti.
In questo caso il nostro discorso potrebbe avere più momenti, all’inizio per accogliere gli sposi e partire con la celebrazione, poi verso la fine, prima delle firme sull’atto di matrimonio.
Nel caso in cui il matrimonio si svolga in chiesa o in altro luogo di culto, invece, i tempi sono dettati dal rito (per quello cattolico leggere ad esempio qui) ed è bene capire insieme al celebrante se ci sono spazi per un discorso o al massimo per una preghiera. In questo caso stiamo attenti che il discorso sia in sintonia con il luogo in cui ci troviamo e la solennità di quanto stiamo celebrando.
Se invece il discorso viene fatto durante il ricevimento c’è sicuramente maggiore libertà espressiva, sempre con le accortezze di cui abbiamo già parlato.
Un caso a parte sono i discorsi pronunciati dagli sposi. Qui davvero l’amore trionfa e voi sposi potete prendervi tutto lo spazio che volete. Romanticherie, promesse, ricordi, speranze, timori e felicità possono vibrare nelle vostre parole senza temere che risultino inopportune, perché quello è il giorno giusto e l’occasione giusta per parlare del vostro amore.
Certo, anche in questo caso c’è da avere l’accortezza di non dilungarsi troppo, di non ripetere gli stessi concetti, di evitare gli eccessi di cui abbiamo già detto e di non creare imbarazzo, ma stiamo celebrando il vostro matrimonio, voi siete al centro di tutto e potete gestirvi il tempo e gli spazi come preferite.
Discorsi di matrimonio già pronti
In rete si trovano discorsi di matrimonio già pronti, oppure frasi, citazioni, poesie da poter utilizzare.
Io preferisco scrivere sempre qualcosa di personalizzato, per cui chi si rivolge a me, anche se trova nel suo discorso qualche verso o alcune parole prese da canzoni, film o libri, la citazione sarà comunque legata a un elemento da far risaltare.
Non c’è niente di male a prendere spunto da discorsi già pronti, ma teniamo presente che anche “copiare” è un’arte, come dovremmo aver imparato dai compagni di classe delle superiori che venivano scoperti dai professori perché avevano copiato anche lo strafalcione del vicino di banco, senza rendersi conto di quel che facevano.
Abbiamo già parlato anche della possibilità di scrivere discorsi di matrimonio con l’intelligenza artificiale, chiarendo che sì, si può fare, ma per avere un risultato personalizzato e d’impatto per ora serve l’intervento umano.
Se vuoi un discorso di matrimonio (anche per un anniversario!) che faccia colpo e sia originale, divertente, commovente o altro e, nonostante i consigli, non te la senti di scriverlo da solo, posso farlo per te o con te.
Puoi inviarmi il tuo testo, che poi rivedremo insieme. Oppure puoi farmi capire che cosa vuoi esprimere, parlarmi di te, degli sposi, delle altre persone, raccontarmi gli aneddoti da inserire, e io lo scriverò per te. Basta che tu faccia clic sul bottone qui sotto.